Luglio è già arrivato. E tu dove sei finita?

Luglio è arrivato a tradimento.

Col suo caldo appiccicoso che ti toglie la voglia di pensare, col sudore che ti si incolla addosso anche solo per aver preso in mano la lista delle cose da fare.

Il cervello rallenta, il corpo sbuffa, ma tu – anche adesso – sei lì che ti dici “Dai, ancora una spinta e poi mi riposo”. Ma quel “poi” non arriva mai.

 

Nel frattempo è passato mezzo anno.

 

E allora te lo chiedo davvero: da gennaio a oggi, dove sei finita?

Non intendo se hai rispettato tutti i buoni propositi – tranquilla, nemmeno io.

Intendo se, dentro tutto quello che hai fatto, c’eri anche tu. Se ti sei ricordata di te stessa.

Di ciò che ti accende. Di quello che volevi cambiare.

Di quei pensieri scritti nel primo giorno dell’anno, magari su un’agenda nuova, che adesso giace sepolta sotto bollette, cartelle cliniche, o mille fogli di scuola.

 

Magari qualcosa l’hai fatto. Forse anche tanto.

Ma sei proprio sicura che fosse ciò che contava per te, e non solo per gli altri?

 

Luglio è uno spartiacque. È l’inizio della seconda metà dell’anno.

E se ti sembra di non aver combinato molto, forse non è perché non hai fatto abbastanza.

Forse è perché hai fatto troppo, troppo di corsa, troppo per dovere, troppo per senso di colpa.

 

E ora sei lì, sfinita, con una vocina dentro che sussurra:

“Sì, ma io?”

Ecco. Questa vocina è quella che non puoi più ignorare.

Dove sei finita davvero da gennaio a oggi?

Ok, hai corso. Forse tanto.

Hai fatto il tuo dovere, o almeno ci hai provato.

Hai tenuto in piedi mille incastri tra lavoro, famiglia, progetti, salute mentale, sveglie anticipate e spese impreviste.

Magari sei persino riuscita a dire qualche no. O a mollare cose che non ti servivano più. O forse no.

 

Ma ora che luglio è qui, e il mondo inizia a rallentare, puoi fermarti anche tu.

Non per giudicarti, ma per guardarti dentro e chiederti con onestà: come sto?

Non è (solo) questione di obiettivi raggiunti.

 

È: mi sento dove volevo essere?

Quello che ho fatto da gennaio ad oggi mi rappresenta ancora?

C’è qualcosa che hai lasciato indietro? Un sogno, un desiderio, un’idea messa in pausa?

Ci sono promesse che ti eri fatta e che non hai mantenuto — non perché sei sbagliata, ma perché ti sei persa nei doveri e nei “lo faccio domani”?

 

Ecco: luglio può essere il tuo checkpoint.

Una specie di semaforo arancione.

 

Non serve stravolgere tutto.

Solo capire cosa portarti dietro nella seconda metà dell’anno…e cosa finalmente puoi lasciare andare.

Senza colpe.

Solo con consapevolezza.

Fare tutto, per non sentire niente

A volte sembra che l’unico modo per restare in piedi sia riempirsi l’agenda fino all’orlo.

Un’email da mandare, una scadenza, un messaggio vocale da ascoltare, un figlio da recuperare, un’altra idea da sistemare.

E poi quel lavoro da finire, i panni da stendere, quel messaggio da scrivere, la spesa online, i punti della tessera, la crema solare nuova, l’abbonamento da disdire.

 

Ma sotto tutta questa frenesia, se ti fermi un secondo, forse c’è un vuoto che ti guarda in silenzio.

Quel vuoto è fatto di domande mai ascoltate.

 

Tipo: “Che senso ha tutto questo?”

“Cosa sto inseguendo davvero?”

“Lo voglio ancora, o lo sto solo portando avanti per inerzia?”

 

E il problema non è che non hai voglia di rispondere.

Il problema è che non c’è mai un attimo per farti davvero quelle domande.

Perché se ti fermi, potresti sentire cose che non sai come gestire.

Disagio. Rabbia. Stanchezza. Delusione. Confusione.

 

E allora meglio correre.

Meglio fare, organizzare, ottimizzare, spuntare liste — anche se non ti portano da nessuna parte.

Meglio restare occupata che rischiare di sentirti persa.

 

Ma se sei arrivata fin qui, qualcosa dentro di te già lo sa: non funziona più.

Non regge. Non basta.

 

E luglio, con il suo caldo che rallenta i pensieri, potrebbe essere il momento perfetto per lasciare andare la finta efficienza…e iniziare a guardare davvero cosa ti manca.

Non per deprimerti.

Ma per ricominciare da lì.

Dal punto in cui ti sei dimenticata.

Dal desiderio che hai silenziato.

Dalla verità che hai sepolto sotto mille “appena avrò tempo”.

Luglio è un mese meraviglioso (anche se fa 40 gradi all’ombra)

Lo so.

Con questo caldo anche solo l’idea di pensare sembra un’impresa olimpionica.

Sudano pure i pensieri.

I neuroni fanno le bolle.

Sopravvivi tra ventilatori, aria condizionata a tradimento e bottigliette d’acqua semicalde da borsetta.

 

Luglio è il mese dei “ormai tanto”.

“Ormai tanto è estate”.

“Ormai tanto ci si rivede a settembre”.

“Ormai tanto non ci arrivo più”.

 

E invece no.

Luglio non è un mese da saltare.

Non è una terra di mezzo, né una lunga pausa senza scopo.

È uno spazio che puoi scegliere di usare. E trasformare.

Puoi continuare a far finta di niente, a mettere la tua vita in modalità stand-by, oppure puoi concederti il lusso di stare.

Stare con quello che c’è.

Stare dove sei davvero.

Stare con l’inquietudine, con i vuoti, con il desiderio di qualcosa che non riesci ancora a nominare.

 

E mentre tutti scappano, tu puoi restare.

Non restare nel senso di “fermarti e non fare più niente”, ma restare come atto di centratura.

Come quando togli tutte le notifiche, chiudi il browser mentale, e ti chiedi:

“E se usassi questo tempo per ascoltarmi? Per fare spazio, invece che continuare a riempire?”

Magari un giorno vai in piscina, un altro ti porti un quaderno in un parco, un altro ancora spegni tutto per un’ora e ti chiedi:

“Che cosa mi fa sentire viva?”

 

Non serve avere tutte le risposte.

Basta non rimandare l’incontro con te stessa a settembre.

 

Non serve una rivoluzione. Ma un inizio sì.

Siamo già oltre metà anno.

Il tempo corre. Lo sai.

Ma non è questo il punto.

 

Il punto è: vuoi continuare a rimandare la tua vita?

Perché sì, luglio è caldo, il cervello sciolto, gli impegni mille.

Ma anche a settembre sarà pieno.

A ottobre ci saranno nuove urgenze.

A novembre sarai stanca.

A dicembre c’è Natale e poi sarà troppo tardi.

 

La verità è che il momento giusto non arriva mai.

Arrivi tu. Quando decidi. Quando scegli. Quando, anche solo per un giorno, ti metti al centro.

Non ti sto dicendo di stravolgere tutto.

Non ti sto dicendo di cambiare vita in un weekend.

Ma puoi iniziare da una cosa sola. Una piccola cosa, fatta con presenza.

Un gesto che non serva a nessuno se non a te.

Una scelta che non sia utile, strategica, funzionale.

Solo tua.

 

Perché il tempo non torna.

E se è vero che siamo più vicine al 2050 che al 2000 (sì, dal 1° luglio siamo più vicine al 2050 che al 2000, e fa abbastanza paura rendersene conto), forse è davvero ora di piantarla di aspettare il permesso per cominciare a vivere davvero.

 

Chiudi gli occhi.

Respira. E chiediti: da dove voglio iniziare oggi?

 

“Non aspettare che sia il mondo a farti spazio.

Fai spazio tu per quella che vuoi diventare.”

 

Da tenere a mente. E da condividere.

Se leggendo ti sei ritrovata almeno in una riga, se una parte di te ha fatto sì con la testa…lascia un commento qui sotto.

Anche solo una parola: è il primo passo per riprenderti spazio, voce, direzione.

Tieni questo articolo come promemoria.

E se vuoi, regalalo a un’amica.

Non sai mai quanto può servire una parola al momento giusto.

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Sara Ronzoni

Sono Sara Ronzoni, generatrice di Passioni. Ti aiuto a scoprire quali sono le cose che ami davvero fare e a trovare anche il tempo per coltivarle.
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