non so più chi sono

“Non so più chi sono”: quando perdersi è il primo passo per ritrovarsi

Ci sono momenti in cui tutto sembra sfocato.

Continui a fare quello che fai sempre: svegliarti, occuparti di mille cose, rispondere a messaggi, prendere decisioni, andare avanti. Ma sotto quella superficie di normalità c’è un vuoto sottile che si allarga.

Una sensazione difficile da spiegare, ma che conosci bene: non ti riconosci più.

Magari non è successo niente di clamoroso. Nessun grande evento, nessuna svolta.

Eppure, dentro, qualcosa si è staccato.

Ti guardi e ti chiedi: com’è che sono finita qui?

Quando ho smesso di sentirmi viva?

Che fine ha fatto quella parte di me che sognava, che si entusiasmava, che rideva senza motivo?

 

È un sentimento subdolo, che si insinua piano. Non lo vedi arrivare.

Ti adatti, ti occupi di tutto, tieni duro.

Fino a che un giorno ti fermi e ti accorgi che sei diventata una versione sbiadita di te stessa.

 

E la frase che ti rimbalza dentro è una sola: “non so più chi sono”.

 

Fa paura, lo so.

Ma lascia che te lo dica con tutta la delicatezza e la forza che posso: se lo stai vedendo, sei già a metà strada.

Perché la consapevolezza che qualcosa non va, che qualcosa si è perso, è il primo passo per iniziare a cercarti davvero.

Non hai bisogno di risposte subito.

Hai bisogno di silenzio, di ascolto, di tempo.

Hai bisogno di smettere di correre, almeno per un attimo, e cominciare a stare. A sentire.

A ricominciare da te.

Piano, senza fretta. Ma con tutta l’onestà che meriti.

 

Quel vuoto dentro: da dove arriva davvero?

La verità è che non ci svegliamo un giorno all’improvviso senza sapere più chi siamo.

Succede poco alla volta.

Un compromesso oggi, una rinuncia domani, una parte di te che metti da parte “per ora”, “solo per un po’”. Ma quel “per ora” si allunga. E diventa mesi, anni, abitudini. Fino a che ti ci perdi dentro.

Succede quando la vita ti chiede di correre. Di essere efficiente, presente, utile.

Quando il lavoro, la famiglia, gli altri diventano la priorità.

Quando inizi a rispondere sempre di sì, anche quando dentro sapevi e sentivi che era un no.

 

A volte il vuoto nasce dal fare troppo per gli altri e troppo poco per te.

Altre volte nasce dal non esserti mai davvero chiesta chi sei, ma solo chi dovresti essere.

 

Ti hanno detto che dovevi essere affidabile, forte, sempre sorridente.

Che c’era una strada giusta da seguire.

Che certi sogni erano infantili.

Che certe emozioni erano “troppo”.

Così hai imparato a mettere da parte i tuoi bisogni, i tuoi desideri, la tua voce.

 

Hai messo in pausa la parte più viva di te.

 

E quella pausa è diventata silenzio.

Quel vuoto che senti dentro, quel senso di confusione, non è debolezza.

 

È una parte di te che bussa, che reclama attenzione, che ti chiede di tornare.

 

Non per giudicarti, ma per ricordarti che ci sei ancora.

Capire da dove arriva questo vuoto non è facile, ma è necessario.

È da lì che si parte.

Dal momento esatto in cui scegli di ascoltare, invece di coprire il rumore.

Perché anche il vuoto ha qualcosa da dirti.

E forse, dentro quel silenzio, c’è la tua verità che aspetta di emergere.

 

Il blocco che ti immobilizza: cosa succede quando perdi il contatto con te stessa

Quando perdi il contatto con te stessa, non è solo una questione mentale.

Lo senti nel corpo.

Ti svegli stanca anche dopo aver dormito, hai la testa piena ma il cuore vuoto, inizi mille cose senza finirne nessuna. Ti muovi, sì, ma in automatico. Come se fossi in una stanza piena di fumo: vedi solo qualche forma confusa, ma non distingui più le cose.

Succede quando la tua energia è tutta rivolta fuori.

Quando ti sforzi di tenere insieme tutto, ma non c’è più un filo che tiene insieme te.

 

E allora ti blocchi.

 

Non riesci a scegliere. Non riesci a cambiare.

Fai un passo avanti e due indietro.

 

Hai paura di sbagliare, di perdere quello che hai, anche se dentro senti che così non puoi andare avanti.

Il blocco non è pigrizia, e non è neanche mancanza di forza di volontà.

È disconnessione.

È non sapere più cosa ti accende, cosa ti piace, cosa ti fa sentire viva.

E come puoi scegliere una direzione, se non sai più dove sei e dove vuoi andare?

In questi momenti la mente inizia a ripeterti che “dovresti essere grata”, che “non ti manca niente”, che “è tutto nella tua testa”.

Ma tu lo sai che non è solo nella testa.

È un nodo dentro, è un corpo che trattiene, è una voce interiore che hai imparato a ignorare.

Questo blocco ha un messaggio per te: è arrivato il momento di ascoltarti davvero.

Non per risolvere tutto subito, ma per tornare vicina.

Perché solo quando ti riavvicini a te stessa, la strada smette di sembrarti così buia.

 

Ritrovarti non significa diventare qualcun’altra

Quando ti senti persa, la tentazione è quella di cercare subito una nuova versione di te.

Qualcosa da cambiare, da migliorare, da sistemare.

Come se per ritrovarti dovessi diventare un’altra persona.

Più coraggiosa, più sicura, più capace.

Più… qualcosa.

 

Ma ritrovarti non significa cambiare pelle.

Significa tornare a casa.

Riscoprire pezzi di te che avevi dimenticato, lasciato indietro o nascosto per troppo tempo.

Significa togliere strati, non aggiungerne.

Lasciare andare tutto ciò che non ti appartiene più, anche se un tempo ti sembrava giusto.

Non è un percorso veloce, e non è sempre comodo.

Ci saranno momenti in cui ti sentirai ancora più confusa, perché ri-conoscersi richiede tempo, spazio e silenzio.

Ma fidati: sotto la polvere, ci sei ancora tu.

E non serve rivoluzionare tutto per iniziare.

Basta un gesto quotidiano che parla di te.

Una scelta diversa. Una risposta più onesta. Un piccolo no detto al momento giusto.

Un sì sussurrato a qualcosa che desideri da tempo.

 

Ritrovarti è un ritorno.

Un processo lento, gentile, e a volte anche selvatico.

Non lineare. Non perfetto. Ma vero.

E mentre ti riavvicini a te stessa, inizierai a sentire un’energia diversa.

Non è euforia, non è esaltazione. È qualcosa di più profondo.

È la sensazione di camminare nella tua direzione, anche se ancora non vedi la meta.

Non devi diventare qualcun’altra per sentirti meglio.

Devi solo iniziare a togliere tutto ciò che non sei.

E lasciare spazio a quella che sei sempre stata, anche quando non la vedevi più.

 

Perdersi fa parte del viaggio: lascia che il buio ti insegni la strada

So che fa paura.

Quel momento in cui ti guardi intorno e ti sembra di non avere più punti di riferimento.

Ti senti come immersa nel buio: tutto è sfocato, e non riesci a vedere nemmeno il prossimo passo.

Ma proprio lì, in quello spazio sospeso, può nascere qualcosa di nuovo.

 

Perdersi non è sbagliare.

È l’inizio del viaggio.

È il momento in cui smetti di seguire rotte già tracciate e inizi a farti domande diverse.

È il momento in cui, anche senza volerlo, sei costretta a rallentare, a guardarti dentro, a scegliere con più cura.

Il buio ti costringe a procedere piano.

E in quella lentezza può succedere qualcosa di prezioso: cominci a notare dettagli che prima non vedevi.

Una sensazione che ritorna, un desiderio che avevi messo a tacere, una piccola intuizione che ti chiama da lontano.

Non è necessario vedere tutta la strada.

Basta iniziare a camminare, anche senza sapere esattamente dove porterà.

Ogni passo, anche incerto, ti riavvicina a te.

E sì, ci saranno giorni in cui tornerà il dubbio.

Giorni in cui ti sembrerà di ricadere.

Ma fidati di questo: non stai tornando indietro. Stai solo facendo il giro più vero per arrivare a te.

Lasciati guidare dalla tua voce, anche se è bassa.

Lascia che la confusione ti insegni cosa conta.

 

E ricorda: a volte ci si trova proprio lì dove ci si era perse.

Il tuo viaggio è cominciato nel momento in cui hai sentito quella frase: “non so più chi sono”.

Ora, passo dopo passo, puoi iniziare a ricordartelo.

Se questo articolo ha risuonato con te, tienilo con te. Salvalo, rileggilo nei momenti in cui ti senti di nuovo nella nebbia.

Per tutto il mese di maggio approfondirò questo tema nelle mie newsletter settimanali gratuite “Tra le righe” con riflessioni, approfondimenti ed esercizi. Per riceverle registrati QUI.

E se ti va, raccontami nei commenti dove sei tu in questo momento del viaggio.

Mi trovi sempre qui, pronta ad ascoltarti.

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Sara Ronzoni

Sono Sara Ronzoni, generatrice di Passioni. Ti aiuto a scoprire quali sono le cose che ami davvero fare e a trovare anche il tempo per coltivarle.
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